Missaglia, fallimento ''Vergani Group'': cassa integrazione dall'8 maggio

“A Stefano e Luciano Vergani stiamo portando via tutto. Della Porsche con cui lo vedevate girare, ora ho io le chiavi'. Con queste le parole il curatore fallimentare del tribunale di Lecco, Dr. Zucchi, ha cercato di calmare gli animi durante l'infuocata assemblea tenutasi oggi pomeriggio nella sala consiliare della Provincia di Lecco, in relazione al fallimento della Vergani Group di Missaglia, e della conseguente messa in mobilità /cassa integrazione di una trentina di operai dell'azienda. Erano presenti all'incontro, oltre a Zucchi, una buona parte degli addetti coinvolti nella vicenda, i loro rappresentanti sindacali, e l'assessore della provincia Italo Bruseghini.
E' stato lui il primo ad esordire dinanzi ai lavoratori, esprimendo solidarietà per la loro drammatica situazione, e spronando le aziende del territorio, alla costante ricerca di manodopera, ad assumere gli ormai ex dipendenti della Vergani. “Per le aziende ci sono grandi vantaggi', ha spiegato Bruseghini, infatti “se esse assumeranno gli operai della ditta', ha continuato, “pagheranno contributi come se gli assunti fossero apprendisti', vale a dire estremamente ridotti, “e le stesse prenderanno anche il 50% della loro mobilità '. Un appello dunque alle ditte del territorio, in particolare del meratese, a farsi carico anch'esse di questo problema approfittando dei vantaggi che questa seppur brutta situazione offre. Dall'assessore anche un consiglio ai lavoratori: “Trovate oggi il lavoro, non aspettate la mobilità '. Per le famiglie dei lavoratori che hanno mutui da pagare o comunque incombenze fisse, purtroppo indifferibili, Bruseghini d'intesa col Curatore, ha proposto una soluzione alternativa temporanea, vale a dire la richiesta di un prestito in una filiale di Banca Intesa, istituto con cui è stato firmato un accordo che prevede per gli ex dipendenti Vergani la concessione di un finanziamento di massimo 3500 euro in 5 mesi al 4% di interessi e senza garanzie da fornire, per sopperire ai bisogni immediati. Prestito che sarà poi ripianato dall'arrivo della cassa integrazione, direttamente dall'INPS su quel conto, o su quello aperto presso un'altra banca che possa offrire condizioni equivalenti. Il rischio per i lavoratori infatti è quello di finire, per non aver pagato qualche rata di un mutuo a causa del fallimento dell'azienda, nel database nazionale dei cattivi pagatori, con conseguenti indelebili problemi futuri.
Il Dr. Zucchi ha in seguito aggiunto che in caso di problemi con alcune banche, si farà lui stesso carico personalmente di spiegare la situazione ai rispettivi direttori, forte anche della recentissima firma del giudice sul provvedimento di cassa integrazione. La cassa integrazione, ha proseguito, è partita già dall'8 maggio, il giorno dopo la dichiarazione di fallimento, e avrà durata di 12 mesi. Questa si interromperà definitivamente in caso di assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori presso un'altra azienda, oppure verrà sospesa e prolungata in caso di assunzione a tempo determinato. Oltre alle questioni di carattere burocratico, i lavoratori però, ancora “incazzati neri' come ha coloritamente affermato uno di loro, hanno voluto sapere di più su quanti soldi in cassa dell'azienda ha trovato il curatore, e su quello che si può recuperare dalla vendita di macchinari e materiali della ditta, oltre che degli effetti personali dei Vergani, nella speranza di rivalersi su questi beni per recuperare gli stipendi non pagati dei mesi scorsi. “In cassa abbiamo trovato 40.000 euro' ha spiegato Zucchi, “purtroppo mancava la zama (la materia prima utilizzata dalla azienda, ndr) qualcuno l'ha fatta sparire, altrimenti si poteva andare avanti a lavorare almeno un altro mese', rispondendo poi affermativamente all'affermazione di uno degli ex lavoratori, “Siamo stati presi tutti in giro'. Il curatore ha poi confermato che saranno i dipendenti però, al momento delle vendite all'asta di tutto quello rimasto nel capannone, oltre che delle case e delle automobili dei Vergani, ad avere la precedenza, rispetto agli altri creditori, per i rimborsi degli stipendi arretrati. Soldi che tuttavia, se tutto andrà bene, potranno arrivare solo fra un anno e mezzo, e non è detto che arrivino tutti. “Con quale coraggio andavano avanti questi signori?' ha infine rincarato la dose un altro operaio. Uno sfogo comprensibile. Trenta lavoratori a casa, altrettante famiglie precipitate improvvisamente in una situazione economica critica giustificano in pieno la rabbia e la delusione di operai e impiegati. Per una realtà come Missaglia si tratta di un duro colpo all'occupazione. L'unica nota positiva e che, come quasi mai è accaduto in passato, la curatela fallimentare e l'assessorato provinciale sono riusciti ad ottenere in dieci giorni, ossia a tempo di record, mobilità e cassa integrazione per 32 lavoratori.
Mario Servillo