Besana: ricordato il 50° di fondazione de L’Esagono, giornale impegnato tra i cittadini. Tavola rotonda e una mostra storica
"A quel tempo non c'era niente sul territorio. L'idea di dare vita ad un giornale locale è arrivata da Pietro Muratori, un insegnante di Montesiro che si era trasferito in Brianza dalla Romagna con la moglie e i figli. E' diventato subito un amico ed è stato lui ad accendere la scintilla, contribuendo a smuovere le acque. Piano piano abbiamo allargato l'idea ad altri amici e così, dopo le prime riunioni dell'autunno 1965, siamo partiti. Ci siamo accorti che molti giovani vedevano con piacere la nascita di uno strumento nuovo, che dava una mano a discutere dei problemi locali e stimolava la partecipazione dell'intera comunità" ha esordito.
In assenza di una sede, i giovani dilettanti scelsero le proprie abitazioni o quelle dei simpatizzanti e sostenitori come luoghi d'incontro per definire - di volta in volta - la linea guida del giornale.
Da sinistra Pinuccia Vergani, Giovanni Riva, Roberto Isella e Pietro Redaelli
"Il risultato del nostro lavoro è stato che moltissimi giovani si sono conosciuti e hanno potuto scambiare i propri punti di vista e i propri credo. E' stata una grande ricchezza" ha aggiunto Riva.
Esagono: una figura geometrica caratterizzata da sei lati, proprio come Besana che, oltre al centro-paese, è attorniata da sei frazioni. I fondatori non potevano "partorire" nome migliore per il giornale.
"Il nostro è stato anche un atto di coraggio e di passione. Eravamo ricchi solo del nostro entusiasmo. Non avevamo finanziamenti e gli abbonamenti li facevamo casa per casa. Le difficoltà finanziarie erano tante, ma abbiamo organizzato e fatto di tutto per superarle" ha sottolineato l'ex sindaco besanese.
"C'è....!": così Pietro Muratori intitolò l'editoriale comparso sul primo numero de L'Esagono, uscito nel gennaio 1966. Il cartaceo ebbe nei primi tempi cadenza mensile. "C'era la voglia di arrivare, come qualcuno che scala una cima" ha infine spiegato Giovanni Riva.
Al centro, l'assessore alla cultura di Besana Luigi Pirovano
A Pinuccia Vergani, responsabile dell'amministrazione nel gennaio 1967, è poi toccato il compito di illustrare l'evoluzione del giornale tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio del decennio successivo. Parafrasando le parole di un redattore di allora, Peppino Pressi, l'ex professoressa ha parlato di "giovinezza dello spirito". "L'Esagono era un giornale in cui il giovanilismo era una forza propulsiva e dove la denuncia era un aspetto molto forte" ha aggiunto la Vergani, riferendosi in modo particolare all'attacco contro il centro culturale Brianteo ospitato nella mensa della Vismara a Viganò. Un ambiente considerato troppo d'elite per i giornalisti della testata besanese. "Noi eravamo figli di contadini e di operai. Volevamo che la cultura fosse di tutti. Abbiamo denunciato tutti i principali problemi del tempo, parlavamo della 'noia' besanese e volevamo anche istituire un fondo comunale proporzionato ai redditi famigliari per seguire i casi di necessità. Eravamo attenti al mondo ecclesiale, ma eravamo un giornale laico. La realtà per noi doveva essere del cittadino" ha rimarcato la donna. Tra le tante "intuizioni" e innovazioni andate in porto grazie anche alla sollecitazione de L'Esagono, Pinuccia Vergani ha ricordato la fondazione di una biblioteca civica a Besana e la nascita di un informatore comunale: il futuro "Besanese", realizzato nella seconda fase del giornale locale. E, ancora, la creazione di due edifici scolastici per evitare i disagi negli spostamenti dalle frazioni verso il centro durante l'orario della mensa.
A seguire Roberto Isella ha riportato la sua esperienza di direttore del giornale dal marzo 1966 per tutti gli anni Settanta e poi tra la fine degli anni Ottanta e il 2002. Ha ricordato la breve parentesi di "rottura", nel 1967, con la nascita - a cura di alcuni giovani della Democrazia Cristiana che si erano staccati dal nucleo originario de L'Esagono - di un altro mensile chiamato "Il semaforo". "Il motivo non fu tanto ideologico, ma legato ad una crisi del Comune di Besana. Per un presunto illecito sindaco e giunta erano finiti sotto processo" ha spiegato. "Nell'estate 1967 siamo stati costretti a fermare la pubblicazione per alcuni mesi, fino all'aprile 1968. Abbiamo ricominciato con una consapevolezza: se restavamo nel cerchio ristretto di un solo comune, non c'era futuro. Così ci siamo allargati ad altri 14 comuni sul confine tra l'ex provincia di Como, ora territorio di Lecco, e il monzese. E' stata una scelta quasi obbligata, ma vincente" ha aggiunto Isella.
A differenza del "giovanilismo" dei primi tempi, - ha poi ricordato l'ex direttore de L'Esagono - "noi abbiamo individuato nella classe operaia un elemento fondante pe una società diversa. Abbiamo deciso di abbracciare la causa dei lavoratori, contro una società che si stava sviluppando. Abbiamo rotto le scatole a chi deteneva il potere, costituendo tre collettivi dedicati alla fabbrica, alla politica e agli enti locali. Abbiamo seguito la vittoria delle sinistre in alcuni comuni come Cassago e le mobilitazioni delle fabbriche sulle strade dei nostri paesi. Fino al 1984 abbiamo fatto il porta a porta, arrivando a 9mila abbonati".
Al microfono il sindaco di Besana in Brianza Gianni Cazzaniga. Vicino, a destra, Sergio Pini,
uno dei direttori de L'Esagono insieme a Roberto Isella (sulla sinistra)
uno dei direttori de L'Esagono insieme a Roberto Isella (sulla sinistra)
Roberta Isella ha poi sottolineato come il successo del periodico besanese, che si è ampliato nel tempo e sul territorio diventando quindicinale nel 1984 e infine settimanale nel 1988, sia stato il rapporto con alcune realtà associative come ad esempio "Il Galileo" di Missaglia o il "Cassiciacum" di Cassago Brianza. "Il nostro giornale doveva entrare nei problemi della gente, non doveva fermarsi alle opinioni. Volevamo gente preparata ed è per questo che la domenica pomeriggio tenevamo lezioni di economia politica in redazione. Ma negli anni Ottanta le cose sono cambiate: c'era più individualismo e la corruzione era organizzata in modo tale che, se si voleva fare qualcosa, bisogna pagare la 'mazzetta'. La corruzione era diventata un sistema. Noi abbiamo sempre lavorato per sfatare alcuni tabù" ha concluso.
Tra i relatori della tavola rotonda di venerdì sera, anche il missagliese Pietro Redaelli, per anni fotografo de L'Esagono. E' proprio grazie al suo impegno e all'attenzione dello stesso giornale per cui lavorava che il Monastero della Misericordia a Missaglia ha potuto tornare in vita. "Con L'Esagono ho avuto modo di conoscere tanti personaggi famosi e di pubblicare le fotografie che ho scattato loro quando sono venuti in Brianza" ha asserito il missagliese.
Gli ultimi anni del settimanale sono stati caratterizzati da tanti cambiamenti: dopo lo spostamento della sede da Renate (dove già si trovava da metà degli anni Ottanta) a Seregno, l'avventura de L'Esagono si è chiusa ufficialmente a Natale 2012.
Tra gli interventi del vivace dibattito che ha chiuso la serata di venerdì, anche quello di Sergio Pini, direttore del settimanale negli ultimi anni di gloria, prima del declino con il sopraggiungere degli anni Novanta del secolo scorso. "L'Esagono ha avuto fortuna perché era fatto di volontariato politico e culturale e perché si poneva il dovere di accrescere sempre di più la preparazione dei suoi redattori. Aveva lo spirito umile di stare sempre aggiornato e sul pezzo ed era caratterizzato da una grande professionalità. C'era grande serietà, passione e impegno. Negli anni Ottanta volevamo rappresentare una cultura inclusiva e il più plurale possibile. La linea politico-sociale di quel periodo era quella di contrastare due forme estreme: l'integralismo e l'ideologismo esasperato" ha affermato il nibionnese.
La tavola rotonda si è conclusa con il ricordo a dodici ex "militanti" del periodico besanese che non ci sono più e con la visita alla mostra intitolata "L'Esagono: mezzo secolo di storia della Brianza", resa possibile grazie alla donazione di Roberto Isella. Alla biblioteca di Besana sono stati infatti destinati 48 volumi e quattro raccoglitori con materiale relativo a Besana, oltre a numerose fotografie scattate tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta. La serata di venerdì si è chiusa con una promessa per tutti i numerosi partecipanti: far diventare la nuova "collezione" un punto di riferimento per costruire una cultura e per dare vita ad un "laboratorio" di narrazione di un passato interessante non solo per i nostalgici, ma anche per le nuove generazioni, che hanno bisogno di speranza per il loro futuro.
Contributo fotografico: Foto & Hobby Redaelli
Simona Alagia