Casatenovo: la cronista Gabriella Simoni racconta la sua scelta di bene in Auditorium
Si è svolto mercoledì sera, presso l'Auditorium di Casatenovo, il primo incontro organizzato dalla pastorale giovanile casatese sul tema dell'anno oratoriano "Scegli (il) bene".

Prima ospite di don Andrea Perego, vicario per la pastorale giovanile, e della comunità pastorale casatese è stata Gabriella Simoni. Giornalista di Mediaset, inviata di guerra, Gabriella Simoni ha visto e raccontato le principali guerre di questo e del secolo scorso, tra Somalia, Ruanda, Iraq, Afghanistan, Egitto e Guerra del Golfo. "Si tratta di storie lontane, che però interagiscono fortemente con la nostra vita, ad esempio attraverso la TV, i giornali, i social", le parole di Andrea Panuccio, educatore della pastorale giovanile che ha introdotto la serata e ringraziato ospite e pubblico. "Lo slogan di quest'anno pastorale è Scegli (il) bene: per individuare il bene, per renderlo decisivo nella nostra vita bisogna operare una visione d'orizzonte, del mondo. È in esso che noi agiamo. Bisogna conoscere, approfondire, come faremo questa sera, per non ignorare il bene, tenerlo presente e accorgersi che il rapporto con lui va approfondito per non cadere nel male".

Incalzata dalle domande di Andrea Panuccio prima e del pubblico poi, Gabriella Simoni ha dunque tratteggiato la propria visione del bene, attingendo dal suo vasto repertorio di esperienze che l'hanno, però, portata a guardare spesso il male negli occhi. "Grazie per il vostro invito. Sono qui davvero volentieri perché, di solito, parlo di fronte ad un microfono. Invece stasera ho la possibilità di interagire con voi".

Dalle sue esperienze nelle guerre del secolo scorso fino ai recentissimi episodi di terrorismo, l'immigrazione, i foreign fighters. "Dobbiamo essere consapevoli di ciò che accade nelle nostre comunità. Dobbiamo esserne padroni. È necessario conoscersi, non chiudersi e innalzare muri. E se individuiamo qualcuno che potrebbe farci del male, dobbiamo aiutarlo o segnalarlo. Spesso non ci preoccupiamo di ciò che è lontano, ma quando ci arriva vicino è già troppo tardi per fare qualcosa. Riceviamo in eredità un mondo in guerra e per cercare la pace dobbiamo capire le radici di questa guerra. Occorre non lasciare vuoti che qualcuno possa riempire con il male".

Giornalista da 1981, la Simoni ha espresso anche la propria visione di giornalismo, che oggi risulta profondamente cambiato rispetto alla scorsa epoca: rinnovato dalla tecnologia, rischia però una crisi di fiducia nei confronti della gente. "Il giornalista deve andare dove voi non volete o non potete andare e raccontare ciò che vede, mettendo tutti in condizione di capire. Occorre dire la verità, e per dirla bisogna averla dentro. Quello che racconto è vero, non la verità, e se sbaglio lo devo dire. Oggi con una fotocamera tutti possono postare in rete quello che succede prima di me: il giornalista non deve solo raccontare ciò che succede ma anche aiutare a comprendere e per fare ciò occorre una grandissima preparazione ".
E anche nei paesi martoriati dalla guerra, anche in un mestiere che porta a guardare in faccia - e vivere sulla propria pelle - atrocità di ogni genere, bisogna cercare e scegliere (il) bene. "Non so dove sia il bene. So cosa non è il bene. L'unico bene che posso portare io è cercare la verità, dare onestà e realtà. Dire ciò che ho visto. Penso che vedere bambini che giocano in una strada distrutta, una madre che difende il figlio, un padre che sacrifica tutto per la sua famiglia, significa trovare il bene. Io sono nata così, per raccontare tutto questo. È un dovere, una passione. Anche se a volte è difficile perché a casa ho un figlio, ma penso di avergli regalato una madre che ha passione".

Da piccole spiegazioni geo-politiche sulle guerre odierne e passate, per far comprendere meglio gli scenari in cui ha lavorato e con cui noi dobbiamo confrontarci, ad aneddoti della sua vasta esperienza professionale. Incalzata da una domanda del pubblico, la Simoni ha infine raccontato due episodi che l'hanno segnata profondamente. "Sicuramente mi ha colpito moltissimo la vicenda di Ilaria Alpi, collega e amica morta in Ruanda nel 1996. Mi ha colpito sia quando l'ho vissuta in prima persona sia successivamente, perché mi ha molto delusa. In Italia ci piace avere eroi ma ci dimentichiamo che gli eroi veri sono coloro che lavorano quotidianamente e in modo onesto. Così come la verità spesso non ci piace, ma è la verità. Un altro episodio che mi ha colpito è stato il linciaggio in Egitto: pensavo che sarei morta, ma dentro di me ho sentito nascere una grandissima rabbia. Ho pensato che non dovevo mollare".
Numerose le domande del pubblico, su temi vasti e diversi, che hanno concluso la serata.

Il prossimo incontro del ciclo sarà il 5 ottobre con Sandro Piccinini, giornalista e telecronista di punta di Mediaset.
La giornalista Gabriella Simoni
Andrea Panuccio
E anche nei paesi martoriati dalla guerra, anche in un mestiere che porta a guardare in faccia - e vivere sulla propria pelle - atrocità di ogni genere, bisogna cercare e scegliere (il) bene. "Non so dove sia il bene. So cosa non è il bene. L'unico bene che posso portare io è cercare la verità, dare onestà e realtà. Dire ciò che ho visto. Penso che vedere bambini che giocano in una strada distrutta, una madre che difende il figlio, un padre che sacrifica tutto per la sua famiglia, significa trovare il bene. Io sono nata così, per raccontare tutto questo. È un dovere, una passione. Anche se a volte è difficile perché a casa ho un figlio, ma penso di avergli regalato una madre che ha passione".
Numerose le domande del pubblico, su temi vasti e diversi, che hanno concluso la serata.
Laura Vergani