Costa M.ga: chiesa gremita per l'ultimo saluto al Cavalier Limonta. L'ex parroco don Aurelio, ''è stato un vero gigante di carità''
Erano tante le persone che questa mattina hanno partecipato alle esequie del cavalier Gianni, storico patron del Gruppo Limonta SpA.
Oltre ai familiari - su tutti la moglie Antonietta e i figli - erano presenti i tanti amici, i membri della banda di Santa Cecilia, i rappresentanti delle istituzioni civili e militari e i dipendenti dell'azienda di famiglia di cui Gianni Limonta aveva preso le redini nel Dopoguerra, riuscendo a farla crescere e prosperare a tal punto da trasformarla in una impresa di successo nei settori tessile e chimico.
Oltre che nella carriera lavorativa però, l'imprenditore si era distinto anche per l'impegno a favore della comunità masnaghese, come ha ricordato dal pulpito l'ex parroco don Aurelio Redaelli che ha officiato le esequi insieme all'attuale prevosto don Adriano Colombini.
"Faccio fatica a trovare le parole per onorarlo degnamente. Ha chiuso gli occhi nello stesso giorno di San Vincenzo de Paoli e come lui è stato veramente un gigante di carità. Non ha mai permesso infatti, che qualcuno in cerca di aiuto uscisse dal suo ufficio senza una consolazione" ha affermato il sacerdote.
Emblematico dello spirito autenticamente cristiano dell'imprenditore brianzolo è stato anche l'episodio narrato dal sacerdote, avvenuto nell'inverno scorso. "Mi disse di avere il rimpianto di non aver imparato le lingue per poter essere di maggior aiuto alle sue aziende e alle persone in altri continenti. Gli risposi allora, che "ancor più di una lingua oggi serve un linguaggio fraterno, onesto, di solidarietà e talvolta anche di silenzi che riescono a capire tutti". Mi guardò un attimo e poi esclamò in dialetto: "g'ha resòn" ha concluso don Aurelio.
Dopo l'omelia, conclusasi con un invito a pregare per il defunto, per i suoi cari e anche per tutti i lavoratori del Gruppo Limonta, la celebrazione religiosa si è avviata alla conclusione, lasciando spazio ai ricordi personali e agli omaggi delle istituzioni. A questo proposito è intervenuto il sindaco Sabina Panzeri - presente in fascia tricolore - che, dopo le condoglianze da parte dell'amministrazione comunale, ha lasciato spazio a un breve ricordo personale.
"Non si può dimenticare l'impegno e la dedizione del cavalier Gianni. Mi parlava sempre dei suoi progetti e dei suoi nipoti. Come dimenticare poi le sue chiamate sempre puntuali alle 8 di mattina o nel primo pomeriggio, Oggi, insomma, ricordiamo un gigante dell'industria ma anche un grande masnaghese".
A attendere la salma all'esterno della chiesa, c'era il corpo bandistico di Santa Cecilia - di cui il cavalier Gianni è stato presidente dal 1967 ad oggi - che ha accompagnato il feretro fino al cimitero, eseguendo alcuni brani musicali.
L'uscita del feretro dalla parrocchiale
Oltre ai familiari - su tutti la moglie Antonietta e i figli - erano presenti i tanti amici, i membri della banda di Santa Cecilia, i rappresentanti delle istituzioni civili e militari e i dipendenti dell'azienda di famiglia di cui Gianni Limonta aveva preso le redini nel Dopoguerra, riuscendo a farla crescere e prosperare a tal punto da trasformarla in una impresa di successo nei settori tessile e chimico.
Da sinistra il parroco don Adriano Colombini e il predecessore don Aurelio Redaelli
Oltre che nella carriera lavorativa però, l'imprenditore si era distinto anche per l'impegno a favore della comunità masnaghese, come ha ricordato dal pulpito l'ex parroco don Aurelio Redaelli che ha officiato le esequi insieme all'attuale prevosto don Adriano Colombini.
Il cavalier Gianni Limonta
"Faccio fatica a trovare le parole per onorarlo degnamente. Ha chiuso gli occhi nello stesso giorno di San Vincenzo de Paoli e come lui è stato veramente un gigante di carità. Non ha mai permesso infatti, che qualcuno in cerca di aiuto uscisse dal suo ufficio senza una consolazione" ha affermato il sacerdote.
Emblematico dello spirito autenticamente cristiano dell'imprenditore brianzolo è stato anche l'episodio narrato dal sacerdote, avvenuto nell'inverno scorso. "Mi disse di avere il rimpianto di non aver imparato le lingue per poter essere di maggior aiuto alle sue aziende e alle persone in altri continenti. Gli risposi allora, che "ancor più di una lingua oggi serve un linguaggio fraterno, onesto, di solidarietà e talvolta anche di silenzi che riescono a capire tutti". Mi guardò un attimo e poi esclamò in dialetto: "g'ha resòn" ha concluso don Aurelio.
Dopo l'omelia, conclusasi con un invito a pregare per il defunto, per i suoi cari e anche per tutti i lavoratori del Gruppo Limonta, la celebrazione religiosa si è avviata alla conclusione, lasciando spazio ai ricordi personali e agli omaggi delle istituzioni. A questo proposito è intervenuto il sindaco Sabina Panzeri - presente in fascia tricolore - che, dopo le condoglianze da parte dell'amministrazione comunale, ha lasciato spazio a un breve ricordo personale.
"Non si può dimenticare l'impegno e la dedizione del cavalier Gianni. Mi parlava sempre dei suoi progetti e dei suoi nipoti. Come dimenticare poi le sue chiamate sempre puntuali alle 8 di mattina o nel primo pomeriggio, Oggi, insomma, ricordiamo un gigante dell'industria ma anche un grande masnaghese".
A attendere la salma all'esterno della chiesa, c'era il corpo bandistico di Santa Cecilia - di cui il cavalier Gianni è stato presidente dal 1967 ad oggi - che ha accompagnato il feretro fino al cimitero, eseguendo alcuni brani musicali.
Alessandro Pirovano