Costa: la famiglia Barberis è pronta al viaggio in barca a vela verso i Caraibi

Il 1 settembre, con qualche mese di ritardo - causa Coronavirus - rispetto al piano iniziale che li voleva in mare già il 5 luglio, lasceranno gli ormeggi per raggiungere i Caraibi su Shibumi, la barca a vela, una Mikado56 del 1982. Loro sono la famiglia Barberis, abitano a Costa Masnaga dove conducono una vita ordinaria e si apprestano ad affrontare l'ignoto. Li abbiamo raggiunti telefonicamente il giorno prima che partissero per la Grecia, dove andranno a recuperare la barca che, dopo alcune settimane di navigazione, si fermerà a Bocca di Magra per il cantiere di preparazione al viaggio.

La loro storia prende origine 17 anni fa, quando Stefano e Sara, in vacanza in barca a vela in compagnia, si conoscono e si innamorano. "Abbiamo capito che la barca era il nostro destino". Poi, le prime uscite sul mare insieme agli amici, mentre la famiglia si allargava: è arrivato Iago, che oggi ha 11 anni, Nina, 8 anni e poi Timo, che ha 3 anni. Pronto a salpare c'è anche Pepper, un labrador di 5 anni.
"C'è sempre stato il desiderio di fare un'esperienza nuova e di cambiare i ritmi della quotidianità". Un bel progetto, ma da mettere in pratica. La famiglia ha dapprima deciso di affittare il loft di Milano in cui risiedeva, trasferendosi a Costa insieme al padre di Sara. Poi, visto che le risorse non bastavano, la difficile decisione di venderlo, per riuscire a sostenere il viaggio. Non è stata l'unica. Gli ultimi cinque anni hanno infatti comportato parecchi sacrifici: niente aperitivi, cene, né vestiti nuovi. "Siamo una famiglia super normale e vogliamo far capire che i sogni non arrivano dal cielo: te li devi guadagnare, sudare" ha ammesso Sara. Per quale motivo, quindi, tutte queste rinunce? "I ritmi di questa vita li abbiamo capiti: lavoro, scuola, sport. Siamo curiosi di provare un ritmo diverso e l'emozione di vivere nella natura. In città pensiamo di essere i padroni del mondo, ma in barca devi sottostare alle regole della natura. La rispetteremo, seguiremo le sue esigenze e vivremo con le risorse di acqua, vento e sole. Non solo la natura: l'idea è anche quella di vedere posti nuovi e conoscere da vicino altre culture" ha aggiunto.

Non si tratterà di un salto nel buio, ma di un progetto strutturato, maturato negli anni. Grazie ai congedi parentali e alle ore di lavoro extra durante l'anno, da 15 anni facevano vacanze di un paio di mesi in barca. A un certo punto non è bastato nemmeno il periodo prolungato in mare e così è nata l'idea di uno stacco ulteriore dalla routine. Il viaggio, che durerà almeno un anno, avrà ripercussioni su tutti i componenti della famiglia: papà Stefano, fisico nucleare, prenderà l'aspettativa di un anno dal lavoro ma sta programmando collaborazioni nel settore scientifico mentre mamma Sara, libera professionista nel settore dei tessuti stampati, prevede di proseguire il lavoro da remoto e di occuparsi dell'educazione dei figli. "Possiamo fare questo viaggio grazie alla scuola perché la dirigente del nostro istituto ci ha sempre sostenuto dall'inizio. Così abbiamo programmato laboratori a distanza e la barca diventerà un "floating lab" con progetti di analisi delle micro plastiche. I bambini seguiranno anche la parte divulgativa su come si vive a bordo e sul parallelismo tra la vita di mare e terrena". I tre figli seguiranno la scolarizzazione parentale: non una didattica a distanza ma affronteranno il programma ministeriale seguiti dai genitori, in base a tempi e modalità che loro decideranno. A settembre, poi, dovranno affrontare un esame per essere ammessi alla classe successiva.
"I bambini sono molto contenti. Il più grande a volte ha alcuni ripensamenti perché teme di lasciare gli amici ma la quarantena gli ha fatto capire che la distanza permette comunque di restare in contatto. Però è anche molto stimolato dall'idea di conoscere tanti bambini nuovi" ha riferito Sara.

Il timore di stare per un anno a stretto contatto non intimorisce. "Come viviamo a casa, facciamo altrettanto barca. Dobbiamo usare prodotti diversi, non ci sono lavatrici e lavastoviglie però siamo abituati a stare in spazi stretti. La barca, allo stesso tempo, ti permette anche di stare da solo perché devi metterti a nudo e affrontare le tue ansie" ha proseguito Sara. "A luglio abbiamo una barca da vestire completamente. Ci piacerebbe portare in giro prodotti made in Italy biodegradabili, ecologici, non inquinanti oppure strumentazione di vario tipo che potremo testare sulla nostra barca. Siamo aperti a tutto".
Da Bocca di Magra, la famiglia salperà il 1 settembre con tappe alle Baleari, Gibilterra, Canarie prima di raggiungere i Caraibi. Il progetto, risorse comprese, è per un anno: se i masnaghesi riusciranno ad auto sostenersi, potrebbero passare al Pacifico.
"Le paure sono tante, tra cui quella di non sapere cosa troveremo al ritorno. Non faremo un viaggio da soli, ma abbiamo la responsabilità dei figli e a loro vanno date garanzie. La nostra è quella di una famiglia attenta che farà questo regalo ai bambini di stare nella natura, viaggiare e conoscere" ha ammesso Sara, confessando anche la paura delle onde, che preferisce non riferire al capitano.
Il biglietto per quest'avventura di famiglia è di sola andata e la natura dovrà essere un'alleata: saranno gli alisei a permettere loro di raggiungere le terre oltre oceano.

Per poter seguire le avventure della famiglia clicca QUI o collegati, sui canali social sailing_shibumi

Michela Mauri
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