La storia di Stefano: riscatto e passione grazie al fitness e ai 'social'
Proseguiamo con il nostro viaggio nel mondo dei social network e, dopo aver parlato di Ivan Giussani e Greta Bertarini, presentiamo un esempio di affermazione e di riscatto di un passato difficile grazie alla passione nei confronti della palestra, e ai social network quali strumento di divulgazione e diffusione dei messaggi: Stefano Bertumioli.Il concetto di fitness è ormai ampiamente radicato nella nostra società. L’essere umano infatti è molto attento alla cura del proprio corpo e il raggiungimento della forma fisica desiderata viene considerato sicuramente un traguardo da raggiungere per molti. Tuttavia l’allenamento non rappresenta solo uno sfizio per i gusti estetici dell’opinione pubblica, bensì può costituire un’occasione di riscatto e di rivincita nei confronti di persone e/o avvenimenti che hanno segnato negativamente la vita di una persona.La storia di Stefano - professionalmente attivo nel nostro territorio, a Monticello per la precisione - calza a pennello con la situazione descritta. Origini romagnole, è nato e cresciuto a Merate, in provincia di Lecco, ma ha vissuto per qualche anno fra San Marino e Pesaro. Dal punto di vista dell’istruzione scolastica, si è diplomato come perito elettrotecnico e si è laureato in chimica all’università Milano Bicocca.
Quello raccontato è un percorso scolastico lineare e privo di ostacoli ma è l’altro lato della medaglia, cioè l’aspetto sociale, il nocciolo della storia che stiamo raccontando.''Ero un ragazzo magro, con i capelli arancioni e pieno di acne. Sono stato vittima di bullismo molto pesante'' ci ha raccontato Stefano, preso spesso di mira dai coetanei.
Per emergere bisogna toccare il fondo e nel momento in cui i piedi raggiungono il punto più basso possibile, è necessaria una spinta vitale che consenta una netta risalita. Nel caso di Stefano la molla è rappresentata dallo sport. ''Iniziai ad allenarmi per diventare più grosso delle persone che mi prendevano in giro. È proprio in quei momenti di sfogo, per colmare rabbia e tristezza, che iniziai ad appassionarmi al settore del fitness, prendendo anche un diploma da personal trainer, mentre frequentavo le scuole superiori serali. Iniziai a lavorare come istruttore in palestra già all’età di 18 anni''. Questa occasione di rivalsa si è trasformata quindi in una vera e propria passione che ha nel connubio con i social network la sua sublimazione più alta. ''Mi sono approcciato ai social network 5 anni fa, quando iniziai a preparare la prima gara di bodybuilding. Principalmente cominciai a rendere pubblica la mia routine ai miei followers mostrando il mio stile di vita'' ha aggiunto il giovane. Il passaggio successivo è consistito nella acquisizione della consapevolezza di poter arrivare a numeri importanti.Il momento esatto in cui Stefano ha capito che avrebbe potuto sfondare nel mondo dei social è coinciso con l’aumento esponenziale della sicurezza in sé stesso. ''Nessuno credeva in me tranne me stesso e il mio fisico forgiato grazie al duro lavoro e anche ad una buona genetica. Mi sono reso conto che la mia componente empatica era in grado di trasmettere al pubblico in modo molto chiaro e accattivante determinati concetti''.
Le ambizioni sono notevoli e questo aspetto è fondamentale per raggiungere vette importanti. ''Voglio continuare a costruire il fisico e di conseguenza elaborare contenuti da portare sui social network. Spero di riuscire ad arrivare ad un certo numero di sponsor e clienti personali in modo da raggiungere l’autosostentamento economico sfruttando unicamente la mia immagine e il PC. In questo modo potrò soddisfare uno dei miei desideri più grandi: viaggiare e produrre contenuti in giro per il mondo'' ha proseguito.Abbiamo posto anche a Stefano la domanda che fino ad ora ha accompagnato tutte le tappe del nostro viaggio social: In Italia è accettato il fatto che i social network possano essere associati al lavoro?
La riposta è netta e fa trasparire un velo di delusione nei confronti dell’opinione della massa. ''L'Italia purtroppo è molto indietro in numerosi ambiti; uno di questi è la mentalità delle persone. Penso che l’italiano sia di per sé una persona invidiosa e negativa, quindi una persona che dedica il proprio tempo alla palestra e ai social network purtroppo deve guardare altrove per essere pienamente accettato. Si contano sulle dita di una mano i fortunati che hanno reso il social network un lavoro nel nostro paese'' le sue parole.
Quella di Stefano Bertumioli è una storia interessantissima e può rappresentare fonte di motivazione e di ispirazione per tutti i giovani che rischiano di rimanere schiacciati dal macigno del bullismo. I social network sono degli strumenti potentissimi ed è necessario utilizzarli in modo adeguato per poter produrre qualcosa di positivo.
Quello raccontato è un percorso scolastico lineare e privo di ostacoli ma è l’altro lato della medaglia, cioè l’aspetto sociale, il nocciolo della storia che stiamo raccontando.''Ero un ragazzo magro, con i capelli arancioni e pieno di acne. Sono stato vittima di bullismo molto pesante'' ci ha raccontato Stefano, preso spesso di mira dai coetanei.
Per emergere bisogna toccare il fondo e nel momento in cui i piedi raggiungono il punto più basso possibile, è necessaria una spinta vitale che consenta una netta risalita. Nel caso di Stefano la molla è rappresentata dallo sport. ''Iniziai ad allenarmi per diventare più grosso delle persone che mi prendevano in giro. È proprio in quei momenti di sfogo, per colmare rabbia e tristezza, che iniziai ad appassionarmi al settore del fitness, prendendo anche un diploma da personal trainer, mentre frequentavo le scuole superiori serali. Iniziai a lavorare come istruttore in palestra già all’età di 18 anni''. Questa occasione di rivalsa si è trasformata quindi in una vera e propria passione che ha nel connubio con i social network la sua sublimazione più alta. ''Mi sono approcciato ai social network 5 anni fa, quando iniziai a preparare la prima gara di bodybuilding. Principalmente cominciai a rendere pubblica la mia routine ai miei followers mostrando il mio stile di vita'' ha aggiunto il giovane. Il passaggio successivo è consistito nella acquisizione della consapevolezza di poter arrivare a numeri importanti.Il momento esatto in cui Stefano ha capito che avrebbe potuto sfondare nel mondo dei social è coinciso con l’aumento esponenziale della sicurezza in sé stesso. ''Nessuno credeva in me tranne me stesso e il mio fisico forgiato grazie al duro lavoro e anche ad una buona genetica. Mi sono reso conto che la mia componente empatica era in grado di trasmettere al pubblico in modo molto chiaro e accattivante determinati concetti''.
Le ambizioni sono notevoli e questo aspetto è fondamentale per raggiungere vette importanti. ''Voglio continuare a costruire il fisico e di conseguenza elaborare contenuti da portare sui social network. Spero di riuscire ad arrivare ad un certo numero di sponsor e clienti personali in modo da raggiungere l’autosostentamento economico sfruttando unicamente la mia immagine e il PC. In questo modo potrò soddisfare uno dei miei desideri più grandi: viaggiare e produrre contenuti in giro per il mondo'' ha proseguito.Abbiamo posto anche a Stefano la domanda che fino ad ora ha accompagnato tutte le tappe del nostro viaggio social: In Italia è accettato il fatto che i social network possano essere associati al lavoro?
La riposta è netta e fa trasparire un velo di delusione nei confronti dell’opinione della massa. ''L'Italia purtroppo è molto indietro in numerosi ambiti; uno di questi è la mentalità delle persone. Penso che l’italiano sia di per sé una persona invidiosa e negativa, quindi una persona che dedica il proprio tempo alla palestra e ai social network purtroppo deve guardare altrove per essere pienamente accettato. Si contano sulle dita di una mano i fortunati che hanno reso il social network un lavoro nel nostro paese'' le sue parole.
Quella di Stefano Bertumioli è una storia interessantissima e può rappresentare fonte di motivazione e di ispirazione per tutti i giovani che rischiano di rimanere schiacciati dal macigno del bullismo. I social network sono degli strumenti potentissimi ed è necessario utilizzarli in modo adeguato per poter produrre qualcosa di positivo.
Mattia Giovenzana