Missaglia: l'ultimo saluto a Cesare Doni, che lascia in eredità tre oggetti preziosi e la sua grande fede
Il suo legame con la Basilica era così stretto che proprio lì, nell'adiacente chiesina intitolata a San Carlo, i familiari hanno scelto di allestire la sua camera ardente. E non a caso stamani, in occasione delle esequie funebri, erano tanti i sacerdoti sull'altare insieme al parroco don Carlo Pirotta, che ha presieduto la funzione. Tutti del resto, avevano incrociato la loro strada con quella di Cesare Doni, il 76enne scomparso lo scorso mercoledì a seguito di un tragico sinistro a Madesimo (Sondrio) dove si era recato in compagnia di amici, a cercar funghi.
Una figura cara alla comunità di Missaglia, quella dell'anziano. A confermarlo, fra le tante cose, una chiesa gremita di fedeli e il doppio applauso, carico di affetto e di commozione, che ha salutato il feretro mentre lasciava la ''sua'' Basilica per l'ultimo viaggio terreno verso il cimitero.
''Qui Cesare aveva ricevuto tutti i sacramenti, tranne uno'' ha esordito don Carlo, facendo riferimento alle nozze celebrate a Costa Masnaga, paese d'origine della moglie Nazarena. ''Gli sarà un pò dispiaciuto, ma in fondo, anche quella chiesa è dedicata all'Assunta''.
Sacrestano, ministro straordinario dell'eucaristia, Doni accompagnava con la sua presenza quasi tutte le funzioni liturgiche celebrate in San Vittore, e spesso anche nelle altre chiese della comunità pastorale missagliese.
Una figura di riferimento, fidata e generosa, che aveva ''servito'' gli ultimi parroci: don Albino Mandelli, don Bruno Perego e gli altri sacerdoti che nel tempo hanno percorso un pezzo del loro cammino ministeriale a Missaglia. In ultimo appunto don Carlo Pirotta, che nella sua omelia ha evidenziato tre elementi che Cesare Doni, insieme alla sua fede, lascia in eredità alla comunità.
Prendendo spunto dai testi sacri letti nel corso della funzione, il prevosto ha ricordato la tunica di ministro dell'eucaristia ''che indossava con orgoglio''. Un simbolo citato dal sacerdote nel fare riferimento al battesimo e al raggiungimento della vita eterna, passaggio che si compie con la morte.
E poi ancora la teca, quell'oggetto che il 76enne utilizzava per amministrare l'eucaristia agli ammalati; ''un gesto che esprime l'intimità con Dio''.
Infine l'agenda, sulla quale il volontario annotava tutti gli appuntamenti parrocchiali, per non rischiare di perdersi nulla. ''Cesare era consapevole di essere fragile, come tutti gli uomini, ma voleva essere conforme alla richiesta di Dio e cercava di fare del suo meglio''.
Tre riflessioni che il sacerdote ha condiviso con l'assemblea, nell'accompagnare così l'ingresso del collaboratore nel regno di Dio. Un inizio di vita eterna per il 76enne, che lascia comprensibile malinconia e dolore nei suoi cari, in particolare nella moglie, nelle tre figlie e nei familiari tutti. A loro don Carlo si è rivolto invitandoli a guardare alla nuova pace, di cui oggi gode il loro amato congiunto.
Una funzione intrisa di tristezza, per la tragica ed improvvisa scomparsa del volontario, punto di riferimento in parrocchia ed in oratorio per generazioni di fedeli, chiusa sulle note dell'Ave Maria intonata dalla corale e dalle parole del prevosto, sicuro che ora in Paradiso, l'amico Cesare avrà la possibilità di correre a piedi nudi nelle acque di un fiume, alla ricerca dei gamberi. Un ricordo d'infanzia che il 76enne condivideva spesso nei suoi dialoghi con don Carlo.
Una figura cara alla comunità di Missaglia, quella dell'anziano. A confermarlo, fra le tante cose, una chiesa gremita di fedeli e il doppio applauso, carico di affetto e di commozione, che ha salutato il feretro mentre lasciava la ''sua'' Basilica per l'ultimo viaggio terreno verso il cimitero.
''Qui Cesare aveva ricevuto tutti i sacramenti, tranne uno'' ha esordito don Carlo, facendo riferimento alle nozze celebrate a Costa Masnaga, paese d'origine della moglie Nazarena. ''Gli sarà un pò dispiaciuto, ma in fondo, anche quella chiesa è dedicata all'Assunta''.
Sacrestano, ministro straordinario dell'eucaristia, Doni accompagnava con la sua presenza quasi tutte le funzioni liturgiche celebrate in San Vittore, e spesso anche nelle altre chiese della comunità pastorale missagliese.
Una figura di riferimento, fidata e generosa, che aveva ''servito'' gli ultimi parroci: don Albino Mandelli, don Bruno Perego e gli altri sacerdoti che nel tempo hanno percorso un pezzo del loro cammino ministeriale a Missaglia. In ultimo appunto don Carlo Pirotta, che nella sua omelia ha evidenziato tre elementi che Cesare Doni, insieme alla sua fede, lascia in eredità alla comunità.
Prendendo spunto dai testi sacri letti nel corso della funzione, il prevosto ha ricordato la tunica di ministro dell'eucaristia ''che indossava con orgoglio''. Un simbolo citato dal sacerdote nel fare riferimento al battesimo e al raggiungimento della vita eterna, passaggio che si compie con la morte.
E poi ancora la teca, quell'oggetto che il 76enne utilizzava per amministrare l'eucaristia agli ammalati; ''un gesto che esprime l'intimità con Dio''.
Infine l'agenda, sulla quale il volontario annotava tutti gli appuntamenti parrocchiali, per non rischiare di perdersi nulla. ''Cesare era consapevole di essere fragile, come tutti gli uomini, ma voleva essere conforme alla richiesta di Dio e cercava di fare del suo meglio''.
Tre riflessioni che il sacerdote ha condiviso con l'assemblea, nell'accompagnare così l'ingresso del collaboratore nel regno di Dio. Un inizio di vita eterna per il 76enne, che lascia comprensibile malinconia e dolore nei suoi cari, in particolare nella moglie, nelle tre figlie e nei familiari tutti. A loro don Carlo si è rivolto invitandoli a guardare alla nuova pace, di cui oggi gode il loro amato congiunto.
Una funzione intrisa di tristezza, per la tragica ed improvvisa scomparsa del volontario, punto di riferimento in parrocchia ed in oratorio per generazioni di fedeli, chiusa sulle note dell'Ave Maria intonata dalla corale e dalle parole del prevosto, sicuro che ora in Paradiso, l'amico Cesare avrà la possibilità di correre a piedi nudi nelle acque di un fiume, alla ricerca dei gamberi. Un ricordo d'infanzia che il 76enne condivideva spesso nei suoi dialoghi con don Carlo.
G.C.