L’orizzonte del parco/3 - Il rumore dei silenzi

La campagna stampa di Merateonline sulla nomina del nuovo presidente del Parco del Curone, oltre ad avere avuto il duplice merito di informare i lettori e di suscitare il dibattito tra tutti i soggetti interessati, ha posto delle domande a chi aveva l’onere di decidere, cioè la politica. Alcune sono purtroppo rimaste inevase, mentre avrebbero meritato una risposta. Al sindaco di La Valletta Marco Panzeri va riconosciuto di avere le idee chiare e di essere capace di tradurle in risultati politici, merce rara e preziosa nel mestiere che si è scelto. Il fatto è però che, più della voce di Panzeri o le tante che si sono lette e sentite, ha fatto rumore il silenzio dei due che mancano all’appello, dei due che hanno detto poco o nulla. Il primo è il consigliere regionale Mauro Piazza, che non era direttamente implicato nella nomina del presidente ma che era ed è politicamente interessato alla circoscrizione in cui è collocato il Parco, senza contare che, a torto o a ragione, è stato chiamato in causa dagli organi di informazione, dunque qualcosa avrebbe potuto dire.
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L’altra è la presidente della Provincia di Lecco Alessandra Hofmann, che invece ha determinato direttamente l’esito del voto, facendo pesare le quote della Provincia e modificando in questo modo una prassi istituzionale consolidata, che vedeva l’ente astenersi secondo un principio di imparzialità e di opportunità insieme. Se si considera infine che il consiglio provinciale e la presidente non sono eletti direttamente dal corpo elettorale bensì dai sindaci e dai consiglieri delegati, si ha un’ulteriore conferma che la nomina di Giovanni Zardoni a presidente del Parco del Curone è stata una mossa politica che, come ha segnalato più volte il direttore Claudio Brambilla, sembra rispondere a una logica di occupazione dei posti di vertice degli enti pubblici, già praticata dalle attuali destre con discreto successo su scala nazionale.

Abbiamo letto che Hofmann ha auspicato una gestione più “proattiva” del Parco, ma non abbiamo capito cosa voglia dire. Avrebbe dovuto essere lei stessa, prima dell’elezione, a chiarire per bene cosa intendesse. Allora non lo ha fatto, ma potrebbe, anzi dovrebbe farlo oggi; dovrebbe farlo lei ma potrebbe farlo anche Giovanni Zardoni. Si è saputo di una presentazione, di un progetto piuttosto articolato per i cinque anni di presidenza che Zardoni avrebbe presentato all’assemblea del Parco, ma non lo si è potuto (o non lo si è voluto) rendere pubblico. Ora la crisi è scongiurata, il rischio di ingovernabilità dell’ente non c’è più: il Parco ha un direttore. Chiedere che quel piano sia reso pubblico è chiedere troppo?



Francesco Bonfanti
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